La narrazione si conclude con questo affresco frammentario il cui contenuto è tratto dal canto X dell'Orlando Furioso.
Nella parte mancante doveva essere rappresentata la fuga della maga Alcina dopo che la battaglia navale tra la sua flotta e quella di Logistilla si era risolta per lei in una sconfitta.
L'abilità narrativa e grafica di Niccolò emerge nell'attenzione ai particolari della battaglia ed nella rappresentazione della fortezza sullo sfondo.

L'episodio è tratto dal canto VII dell'Orlando Furioso.
Quì Ruggero, in viaggio verso il castello di Logistilla, accompagnato da due giovani a cavallo di liocorni, viene ricevuto dalla maga Alcina sulla porta del suo palazzo.
Sullo sfondo è rappresentato il duello tra Ruggero e la gigantessa Erifilla posta a guardia di un ponte.
L'affresco manca di tutta la parte del basamento e dei motivi decorativi che lo legavano al soffitto.

Immagini di una elegante favola cavalleresca, che si spiega sulle pareti come su frontespizi di libro, distaccandosi dalla più tradizionale soluzione decorativa bolognese a fregio continuo.
"Grazia" parmense (Parmigianino) ed echi delle anatomie michelangiolesche sono calati in un mondo formale equamente ripartito fra il polo fantastico e quello naturalizzante (Dosso e Correggio ne sono le principali matrici) con la fondamentale impronta del più nobile classicismo raffaellesco emiliano (Girolamo da Carpi, Girolamo da Treviso).

Continua in questo affresco, uno dei meno compromessi del ciclo, la storia di Ruggero che dopo aver ceduto alle grazie ingannatrici di Alcina riesce a sfuggire alla maga, richiamato alla realtà dal potere dell'anello di Bradamante ricevuto dalla maga buona Melissa.
La composizione è incentrata sulla figura dinamica di Ruggero, mentre lo sfondo si apre su uno straordinario paesaggio di ispirazione veneto-ferrarese.