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Il dipinto faceva parte della ricca collezione del Cardinale Giovan Carlo de' Medici che, dopo la morte di questi, venne interamente alienata dal fratello, il Granduca Ferdinando II.
L'opera, ascrivibile alla fase ultima del percorso di Guido intorno al 1635 -1636, rappresenta una Sibilla senza alcun riferimento al suo ruolo se non il turbante ed il gesto delle mani, che sembra accompagnare un eloquio.