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Oltre al nome, ricavabile da un’iscrizione presente sul retro della tela, non si hanno notizie sull’identità dell’effigiata e il dipinto è uno dei rari esempi di ritratti femminili pervenuti di Angelo Crescimbeni, pittore bolognese la cui produzione è riconducibile al solo genere ritrattistico e che, grazie alla capacità di adeguarsi alle diverse destinazioni, fu largamente apprezzato. Nell’opera la grazia e leggerezza quasi rococò sono mitigate da un’impostazione sobria e misurata e dal fondo scuro e uniforme che, annullando i dettagli d’ambiente, concentra l’attenzione sul volto luminoso della giovane.