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Interprete bolognese - col Tibaldi, il Sabatini e il Fontana - della "maniera" tosco-romana, ne offre la versione più "vasariana" nella sintesi di richiami all'arte di Michelangelo e di Raffaello.
Nelle sue opere resta un'impronta prevalentemente toscaneggiante anche dopo il diretto approccio all'arte del Correggio nel corso del soggiorno parmense, iniziato nel 1570.
Questa pala fu probabilmente dipinta intorno alla metà degli anni settanta, dopo il ritorno a Bologna dell'artista.