La tavola costituiva la cimasa della pala raffigurante La disputa di Gesù al Tempio ora a Berlino, dipinta da Mazzolino nel 1524 per la cappella Caprara in San Francesco, e si lega all’Adorazione dei pastori, anch’essa in Pinacoteca, che fungeva da predella. Nell’opera sono da rilevare la soluzione con cui il pittore ferrarese tratta il tema – un motivo che ritorna ripetutamente nella sua produzione – e la qualità delle variazioni di luce, caratterizzate da un’incredibile finezza.

Non si hanno notizie circa la provenienza della tavola, ma la presenza di san Giacomo alla destra della Madonna potrebbe far ipotizzare un’originaria destinazione a una chiesa dedicata al santo dove, data la forma, poteva fungere da paliotto. La critica ha collegato l’opera all’attività di Pietro Lianori, a cui sembrano rimandare la figura della Vergine e le acconciature “a treccia”, anche se la presenza di certe durezze nel ductus lineare lascia un interrogativo aperto sulla paternità.

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Foto di sala 24

Questo grande salone ospita gli stupendi dipinti di Guido Reni (1575-1642), massimo esponente dell’ideale classico seicentesco.

Fu affidato, ancora bambino, agli insegnamenti del pittore fiammingo Denys Calvaert, del quale fu discepolo per dieci anni raggiungendo presto un ruolo di rilievo all’interno della bottega.

Nel 1594 Guido lasciò Calvaert per  entrare a far parte dell’Accademia degli Incamminati, dove il suo straordinario talento lo rese dapprima apprezzato assistente di Ludovico Carracci, e in seguito suo rivale.

L’esecuzione dell’affresco realizzato per celebrare, nel 1598, la solenne entrata in Bologna di papa Clemente VIII Aldobrandini, decretò in maniera decisiva l’inizio di una fortunata carriera che lo condusse nel 1601 a Roma dove visse, anche se con frequenti interruzioni, fino al 1614.

Accolto nella cerchia pontificia romana, ottenne importanti committenze.

L’incontro diretto con la scultura antica, con Raffaello, e con il linguaggio classico messo in pratica a Roma da Annibale Carracci spinsero sempre di più Guido ad adottare una rappresentazione idealizzante della realtà. Questa costante tensione verso il ‘bello ideale’ accompagnò l’artista per tutta le diverse fasi della sua carriera, che si concluse con misteriose opere dalla materia diafana e quasi senza peso.

In questa sala sono esposte le opere più importanti realizzate a Bologna in un percorso che tocca tutte le fasi del percorso artistico reniano.

Foto di sala 28

n this room are on display some of the most important artworks of the XVIIIth century Bolognese school.

Here it can be found the most important collection of Giuseppe Maria Crespi's art.

His naturalism embodies genre scenes like the Farmer scene, while his work as a figure painter is exemplified by the Troni Family portrait, the  Self-portrait or by the Portrait of an hunter.

To the circle of Giuseppe Maria Crespi can be attributed the two scenes with the Stories of Judith by Giuseppe Marchesi called the Sansone, even with a less naturalistic style and a reasearch of theatrical and rethorical effects.

Two Self-Portraits hand down the look of two painters, father and son: Gaetano e Mauro Gandolfi.

The latter can be seen as the handover to the style of the Fine Art Academy, linked to the new Pinacoteca , founded in 1803.

The production of the 1800's is conserved in the collection, but not showed, and it is important to understand the directions of the Bolognese school under the Pope Government and, since 1860's, under the new Italian State.